NEPAL: dove il cielo bacia la terra
Il Nepal è una piccola nazione asiatica inserita fra l’altopiano del Tibet e le pianure del subcontinente indiano, stretta fra Cina e India. Ha una popolazione di 30 milioni di abitanti, è prevalentemente montuosa e non ha alcun sbocco al mare.
Il prodotto interno pro-capite è di circa mille dollari l’anno, che significa 2,7 dollari al giorno. I due terzi della popolazione si dedicano all’agricoltura; la gente è povera, ma gentile e ospitale, mai curiosa e invadente e piena di umanità, sempre sorridente anche nella fatica. Il 60% della popolazione ha tra i 15 e i 59 anni con un’aspettativa di vita di 70 anni.
Uno dei maggiori introiti del paese è costituito dal turismo di montagna. Questo piccolo stato offre al viaggiatore scenari di famose cime, uniche al mondo, ma anche aria cristallina, grandi silenzi e atmosfere spirituali.
Lontano dalla città, lungo i sentieri del trekking, il contrasto è notevole rispetto alla caotica e rumorosa capitale Kathmandu, dove il traffico di automobili, moto e biciclette, che percorrono vie spesso polverose, è caotico, costringendo a volte i pedoni a cercare con fatica un passaggio, e dove anche le mucche sono libere di circolare.
Percorrendo i trekking il paesaggio cambia notevolmente e tutto sembra essersi fermato ai tempi del medioevo. Sui sentieri che connettono i villaggi si incontrano spesso uomini, donne e bambini piegati sotto carichi enormi che poggiano sulla schiena e vengono sorretti dalla fronte per mezzo di una larga fascia di tela. E’ infatti raro che per il trasporto delle merci vengano utilizzati gli yak oppure i muli.
La lingua ufficiale è il nepalese, ma si contano ben 123 differenti lingue parlate. Il nepalese e il Maithili sono le due lingue più usate. Sono inoltre presenti più di 100 tra etnie e caste. Il sistema delle caste, se pur abolito nel 1962, è mantenuto in vita dalla religione induista, che continua tutt’ora a dettare legge, considerando che è professata dall’81,3% della popolazione.
Le principali caste sono chiamate “Varna”, vocabolo che significa “colori” e indica il colore di appartenenza. Il termine casta in sanscrito significa nascita. Nascere quindi per gli induisti vuol dire anche entrare a far parte di una casta. La casta non si sceglie, ma è determinata dal cognome, dal mestiere e dal colore della pelle. Ci sono anche le persone nate al di fuori di qualsiasi casta, i Dalit o Pària, la cui definizione è “oppressi”, considerati intoccabili perché ritenuti impuri. Sono i Dalit a portare i pesi più gravosi nella società per quanto riguarda i rapporti e i mestieri da svolgere (cremano i defunti, lavorano il cuoio, ripuliscono le fogne e le latrine). Rimangono impuri anche quando riescono ad avere un’ occupazione più decorosa, come ad esempio lavorare nei campi.
Secondo la mentalità di noi occidentali tutto questo rappresenta una grande fonte d’ingiustizia.
Istruzione: anche se l’istruzione di base è garantita dalla costituzione, non è supportata da adeguati finanziamenti. Inoltre le scuole statali hanno un rendimento scarso, a causa della mancanza di insegnanti qualificati e libri di testo e della trascuratezza nella riforma dei libri di testo da parte del Ministero dell’Istruzione.
Il tasso di alfabetizzazione è passato comunque dal 5% del 1951 al 65,9% del 2011.
Nella scuola primaria abbiamo il 97% di studenti frequentanti, nella secondaria (9-12 anni) la percentuale cala al 60% e per quanto riguarda l’istruzione superiore scende ancora al 12%.
Esiste inoltre una grossa disparità di genere tra i bambini e le bambine e secondo le stime risalenti al 2006, il tasso di alfabetizzazione delle donne nepalesi è del 54,5%, mentre quello degli uomini è dell’81%.
Il territorio si può dividere in tre fasce distinte, quella pianeggiante lungo tutto il confine meridionale con l’India, quella centrale occupata dalle aree collinari e di media montagna e quella settentrionale dove è situata la più elevata catena montuosa del pianeta, l’Himalaya.
Il Nepal è suddiviso a livello amministrativo in 5 regioni e 75 distretti. La maggioranza degli abitanti vive in aree rurali, anche se ogni anno questa percentuale tende a diminuire in quanto la popolazione tende a riversarsi nelle quattro principali città: Lalitpur, Pokhara, Biratnagar e la capitale Kathmandu.
Il clima varia da tropicale (nella pianura del Terai ad est, dove si verificano le precipitazioni più copiose dovute ai monsoni), a temperato nel Nepal centrale, fino a diventare alpino e glaciale nel cuore dell’Himalaya.
Kathmandu si trova a 1350 metri di altitudine e conta più di un milione di abitanti. E’ una città estremamente affascinante, che mostra una bellezza unica e antica. Nel centro storico (Durbar Square) si possono ammirare splendidi palazzi e templi ornati da sculture lignee uniche. La cultura e la religione si fondono in una spiritualità che si respira passeggiando per le strade e le piazze. Uno dei più grossi problemi della città è purtroppo rappresentato dall’inquinamento, causato dal traffico caotico e dal fumo proveniente dai fuochi utilizzati per bruciare la spazzatura. Camminando nella città si possono osservare numerose bancarelle di frutta e verdure, mercatini di vestiti, spezie, scarpe, mercanzie di ogni tipo, oltre a diversi simboli religiosi. E’ comune incontrare i santoni induisti che si ritrovano vicino al più importante tempio dedicato a Shiva, Pashupatinath, oppure i tibetani che si radunano intorno a uno dei più grandi Stupa del buddismo: Bodhanath. E’ anche facile ovviamente incontrare i trekkers e gli alpinisti che affollano le vie di Thamel, il quartiere dove centinaia di negozi vendono autentici e falsi capi di abbigliamento sportivo; oppure i nepalesi, che percorrono incessantemente le strade tra una preghiera e un’offerta nei numerosi tempietti disseminati in tutta la città; o ancora i turisti, che si perdono in questo caotico andirivieni, si fermano, guardano, acquistano e si riposano nei bar e nei ristoranti alla moda, assaporando la cucina locale e quella internazionale, fatta anche di pizza e caffè espresso.
Religione. In Nepal convivono pacificamente varie religioni: l’induismo 81,3%, il buddismo 9%, l’Islam 4%, la religione animista, il cristianesimo e altre fedi totalmente differenti. I monasteri buddisti e i templi induisti si toccano l’uno con l’altro. La tolleranza nasce da ciò che per i nepalesi rappresenta la regola principale: “Non è il nome di Dio ad essere importante, ma il sentire dentro di sé la presenza del divino”. E questo ce lo testimonia il loro saluto, il Namasté, ossia il gesto di giungere le mani al centro del petto, accennando nello stesso tempo un inchino del capo.
Tutti gli esseri viventi sono importanti perché nascono da una scintilla divina, e sono da avvicinare con amore, con cura, un atomo d’infinito il cui destino è di ritornare nell’infinito. Una valenza di saluto potente, quasi una preghiera, che sta a significare:
“Mi inchino alla tua luce, la stessa che risiede in me.”
“Il mio cuore ti saluta.”
“Riconosco la scintilla divina che è in te, la stessa che c’è in me.”
Storia del Nepal
Le prime testimonianze storiche risalgono al VII secolo a.c. con i primi sovrani della valle, i Kirati, un popolo indù di origine mongolica. Diversi i regnanti che si sono susseguiti al trono, fra i quali la dinastia dei Malla, che regnarono lungamente, per più di 550 anni ad iniziare dal 1200. Quest’epoca rappresentò un periodo d’oro, se pur segnato dalle lotte per il controllo delle preziose rotte commerciali verso il Tibet. Il periodo dei Malla fu importante anche dal punto di vista religioso, in quanto furono istituite spettacolari feste Induiste che ancora oggi si celebrano: ne è un esempio il culto della Kumari Devi, una dea vivente alla quale spetta il ruolo di benedire il potere reale nel corso di una celebrazione annuale.
Nel 1768 circa iniziò il regno della dinastia Shah, la dinastia che viene ritenuta la fondatrice della nazione, con Kathmandu che divenne la capitale.
Nel 1775, alla morte dell’ultimo regnante Shah, subentrarono i Rana che conservarono il potere per oltre un secolo, mantenendo isolato il paese da ogni contatto esterno e da nuove ideologie. Scoraggiarono l’istruzione che veniva considerata un privilegio delle famiglie al potere. Lo sviluppo del Nepal ebbe così un arresto, ma il paese riuscì a mantenere l’indipendenza e Londra lo riconobbe formalmente nel 1923.
Nel 1951 il re Tribhuvan, della dinastia Shah, riuscì a promuovere un sollevamento popolare, fermando l’oligarchia dei Rana. Successivamente, nel dopoguerra, Birendra, nipote del re Tribhuvan, decise di aprire le frontiere agli stranieri. Colto e intelligente, educato ad Harvard e a Eton, era riuscito, in 30 anni di regno, a gestire la fame e i conflitti interni, promuovendo numerosi cambiamenti: vennero introdotti un sistema partitico e un referendum che confermò il potere al re, ma la strada per la democrazia era ancora lunga.
Venendo ai giorni più vicini a noi, notiamo come il Nepal sia stato scosso da una serie di avvenimenti drammatici. Nel 2001 l’erede al trono Dipenda Shah Dev si spara nel palazzo reale dopo aver ucciso il padre, la madre e altri sette fratelli. Il principe non muore sul colpo e viene proclamato re per tre giorni, dopo di che sale al trono il fratello Gyanendra, l’unico assente nel momento della strage. Pur rimanendo un mistero i motivi del massacro al palazzo reale, la fine della monarchia si avvicina.
Nel 1996 (prima della strage di Narayanhity), il partito comunista maoista del Nepal tenta di prendere il potere e nel 2005 i maoisti controllano due terzi del paese. Trekker e alpinisti vengono spesso fermati dai guerriglieri che chiedono rupie come “contributo alla causa”. Nelle città si sente spesso sparare e viene imposto il coprifuoco. Gyanendra dichiara lo stato di emergenza, ma i politici di Kathmandu trattano già con i guerriglieri.
Nel 2006 viene finalmente firmata la pace e due anni dopo nasce la Repubblica del Nepal. Gyanendra diventa un privato cittadino e lo stesso accade ai raja, mentre il palazzo reale di Narayanhity diventa un museo.
Oggi il Nepal è una Repubblica federale e l’attuale Presidente è Bidhya Devi Bhandari, in carica dal 29 ottobre 2015.
I grandi problemi del Nepal sono i rapporti con la Cina e l’India, i giganti che stringono il paese in una morsa. Il governo deve affrontare temi difficili, come appoggiare o meno la costruzione della nuova ferrovia da Lhasa e quindi da Pechino a Kathmandu.
Il tremendo terremoto del 25 aprile del 2015 e ora anche la Pandemia da Coronavirus ha portato un aumento della “fame”, mentre purtroppo circa duecentomila giovani donne nepalesi lavorano nei bordelli indiani, in condizioni di schiavitù. Ogni anno migliaia di ragazze, dai sette anni in su, vengono rapite in Nepal per diventare schiave del sesso (da Asha Nepal ong).